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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Perché in Italia manca un significativo movimento liberale?

Sovente mi chiedo perché in Italia manca un movimento “autenticamente” liberale con uno zoccolo elettorale significativo intorno al 10 - 15% e provo a darmi delle risposte da solo. Premetto che mi autodefinisco liberale di formazione socialista e credo fermamente nella funzione pubblica e imprescindibile dello Stato in tema di garanzia dei diritti fondamentali dell’individuo, dall’istruzione pubblica, ad un Servizio Sanitario Nazionale all’avanguardia, gratuito e accessibile a tutti, alla assistenza e previdenza (non ai privilegi) pubblica. Tale premessa in quanto spesso, parlando con la gente, riscontro che molti (lo pensavo anche io una ventina di anni fa) ritengono che i c.d. “liberali” (e molto spesso alcuni che si professano tali danno ad intendere ciò) mirino sostanzialmente a tutelare esclusivamente gli interessi delle classi abbienti, del capitale e della finanza; a tale obiezione rispondo chiedendo loro come mai, nei fatti, preferiscono mandare i loro figli a cercare o

Mettiamo in "gabbia" il debito pubblico

Chissà cosa direbbe oggi, con un debito pubblico a circa 2170 miliardi, l’allora presidente del consiglio Giuliano Amato che nell’estate del 92, con un debito pari a soli (si fa per dire) 850 miliardi di euro, nell’approntare una pesantissima manovra finanziaria, da 30 mila miliardi di lire, esclamò   “Un prodotto difficile da digerire, ma assolutamente necessario per un Paese che si trova sull’orlo del precipizio”. Ventidue anni fa la situazione del debito pubblico italiano, pur grave, era ancora reversibile: Sarebbe bastato un serio atto di responsabilità bipartizan mediante la predisposizione di un piano pluriennale vincolante di risanamento    -anticipando, a quel tempo, gli interventi correttivi e le manovre finanziarie spalmate tardivamente e, dunque, inutilmente nel corso di questi decenni-    sulla cui attuazione avrebbero dovuto concorrere a vigilare, responsabilmente, tutti nessuno escluso. Oggi discuteremmo di un debito pubblico in linea con quello dei Paesi europei

Corruzione e appalti … domani è un altro giorno si vedrà ….

Ci risiamo. Gli appalti pubblici ancora una volta si manifestano come il terreno di coltura prediletto della corruzione e del malaffare in questo Paese sempre più sciagurato. Relegare il contrasto di tale fenomeno al solo codice penale è insufficiente come ampiamente dimostrato dal riemergere periodico di gravi scandali. Alla corruzione vanno tagliate le gambe agendo sapientemente e diligentemente sui meccanismi che la generano. Un rimedio efficace, quanto meno da sperimentare, potrebbe consistere nell'introdurre capillarmente nel settore appalti pubblici il criterio del sorteggio: Una volta individuata e deliberata l’opera pubblica da eseguire e determinatone il giusto prezzo grazie all’ausilio di esperti (eliminando, così, il meccanismo anomalo dei ribassi che compromette la serietà e la congruità dell’offerta stessa) l’appalto andrebbe assegnato unicamente mediante pubblico sorteggio nell’ambito di un elenco aperto e certificato di imprese interessate e con comprovate

Il Manifesto di Italia Vivibile

La via obbligata dello sviluppo: Dall’Italia del posto pubblico all’Italia del lavoro autonomo

Ho la netta percezione che in tema di lavoro e di sviluppo economico vi sia una “ disarmante impreparazione ” dei Governi, dei partiti e dei sindacati dovuta sia ad incapacità, sia ai soliti particolarismi a cui, per ragioni legate alla ricerca del consenso elettorale, si sacrificano gli interessi generali del Paese. In realtà, Governi, partiti e sindacati non fanno altro che parlare di lavoro e di sviluppo, ma è come se, dimenticato il “ principio di causalità ”, si fossero comodamente assuefatti all’idea che il lavoro e lo sviluppo economico si originano motu proprio e non grazie ad una sinergica, idonea e coraggiosa azione politica e sociale capace di determinarli. Sono fermamente convinto che sono solo due le strade percorribili per generare lavoro e sviluppo economico vero. La prima è forse la più ammiccante ma, al momento, la meno praticabile: Attrarre massicci investimenti esteri nel nostro Paese. In verità negli ultimi anni si è assistito al fenomeno opp

CLASS ACTION contro malversazione e corruzione

Visti gli ultimi eventi pare che la legislatura sia ormai giunta al capolinea. Si iniziano a delineare schieramenti e programmi in vista dell’appuntamento elettorale. Il vento dell’antipolitica sembra essere stato placato e in tal senso il successo di partecipazione alle primarie è stato sbandierato come il riavvicinamento dei cittadini alla politica. Il sospetto di chi scrive è che sistematicamente il coinvolgimento emotivo dei propri elettori -come è già accaduto nella contese elettorali del 94, 96, 2001, 2006, 2008- venga usato dalla classe politica per distogliere l’opinione pubblica da una necessità non più procrastinabile: Una seria riforma della politica, dei suoi meccanismi e dei suoi costi. Se non si parte da quest’emergenza (che dovrebbe essere affrontata prima del voto), terminata la contrapposizione fra tifoserie elettorali ci ritroveremo lo stesso problema enormemente ingigantito. Ma, purtroppo, la classe politica è più propensa a guardar

CAMBIARE I PRESUPPOSTI DELLA (MALA) POLITICA SE SI VUOL BENE ALL' ITALIA!

Sistematicamente accade che nei periodi di crisi economica e morale che attraversano un Paese l’opinione pubblica reclami con insistenza e forte indignazione il ricambio radicale dell’intera classe politica e di governo. Questo tragico scorcio di fine 2011 non fa eccezione. La crisi morale, economica e finanziaria che attanaglia il Paese, alimentata da un decadimento di costumi che oltrepassa ogni livello di umana decenza, non ha precedenti nella storia Repubblicana: Corruttele di ogni sorta, malaffare, malversazioni, commistione di affari privati con affari pubblici, trasformismi, particolarismi e personalismi vari uniti a vicende come la “mondezza” abbandonata per le strade e piazze di Napoli hanno fatto, complice la potenza mediatica, il giro del mondo con un danno di immagine incalcolabile. Basta sentire quello che raccontano, con dovizia di particolari, i nostri connazionali che lavorano sparsi per il mondo per farsi un idea dello scherno di cui è oggetto il

Considerazioni sul mercato del lavoro

Un Paese bloccato, depresso e addormentato, incapace di reagire: E’ la descrizione ufficiale dell’Italia fatta dal Censis nel suo ultimo rapporto annuale che parla di 2,2 milioni di giovani i quali non studiano né cercano lavoro. Secondo l’Istat, poi, il 55% dei giovani che un lavoro riesce a rimediarlo ( si tratta sovente, sempre secondo il Censis, di occupazioni senza valore aggiunto) lo trova grazie alle segnalazioni di parenti e amici mentre, la percentuale di ingressi nel mondo del lavoro tramite i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro è inferiore al 5% . Questo il desolante quadro dell’ufficialità confermato dalla percezione empirica che è quella di un mercato del lavoro terribilmente pressoché fermo. Ma come si spiega una crisi occupazionale giunta a livelli ormai insostenibili? Impossibile elencare esaustivamente tutte le concause, ma queste mi paiono le più significative: Pubbliche Amministrazioni che per ovvie ragioni di bilancio, legate ad

Il sorteggio negli appalti pubblici come rimedio alla corruzione dilagante

TROPPO SPESSO IL SETTORE DEGLI APPALTI PUBBLICI FINISCE PER ESSERE IL BRODO DI COLTURA IN CUI COVANO, SI SVILUPPANO E SI RAMIFICANO GRAVI FATTI DI CORRUZIONE.Relegare il contrasto di tale fenomeno al solo codice penale, anche mediante un inasprimento delle pene, non è sufficiente come si evince dal riemergere periodico, malgrado le numerose ed eclatanti inchieste giudiziarie, di vicende di corruttela.OCCORRE TAGLIARE LE GAMBE ALLA CORRUZIONE agendo preventivamente sui meccanismi che la generano.In generale, liberalizzando i gangli della Pubblica Amministrazione e limitando, in materia di appalti, il più possibile il potere discrezionale dei pubblici funzionari.Nel particolare, oltre ad una riqualificazione e riduzione delle stazioni appaltanti occorrerebbe ASSEGNARE GLI APPALTI PUBBLICI UNICAMENTE MEDIANTE SORTEGGIO attraverso lo schema a titolo esemplificativo che segue: A- INDIVIDUAZIONE E DELIBERA DELL' OPERA DA ESEGUIRE da parte della Pubblica Amministrazione

Stop! alle discriminazioni sul lavoro per motivi legati all'età anagrafica

Chi, non più giovanissimo, si trova nella condizione di dover cercare LAVORO trova molto spesso le porte chiuse. Si tratta di una DISCRIMINAZIONE incivile legata all’età anagrafica. Purtroppo, ACCADE che, quotidianamente, centinaia di migliaia di uomini e donne nostri concittadini alla disperata ricerca di un’occupazione subiscono, a causa della loro non più giovane età, mortificazioni alla loro dignità. Sarebbe auspicabile che i giornali e la stampa in genere rifiutassero l’inserzione di offerte di lavoro con esplicito riferimento all’età anagrafica. Il LEGISLATORE su tale problematica è disattento se non complice: Ad oggi, non risulta alcun disegno di legge depositato in Parlamento, mentre nel Regno Unito (Inghilterra, Galles e Scozia) già dal 1 ottobre 2006 è in vigore una normativa l‘ (Employment Equality “Age” Regulations) che vieta qualsiasi forma di discriminazione basata puramente e semplicemente sull` eta. Si è coniato anche un neologismo per indicare tali di

La politica sia sobria!

Chi è investito di responsabilità politiche dovrebbe essere onorato di servire il proprio Paese e i propri concittadini; Egli, per questo, beneficia di onori e privilegi non comuni; DOVREBBE RISPETTARE IL DENARO PUBBLICO PIU‘ DEL PROPRIO; dovrebbe tenere una condotta ispirata a criteri di sobrietà come avviene nei Paesi civili. L' autorevolezza di un politico risiede oltre che nelle sue personali capacità e competenze anche in una condotta impeccabile dal punto di vista dell' onestà. LA POLITICA DOVREBBE ASSICURARE A CHI LA PRATICA UNA VITA DIGNITOSA E NON DI PIU’. Per chi aspira nella propria vita a fare soldi (e lo Stato gli faccia i ponti d’oro) ci sono altre vie legittime e legali a disposizione: cimentarsi in libere iniziative imprenditoriali o professionali. NEL NOSTRO PAESE, UNA VOLTA E PER TUTTE, SI DEVE AFFERMARE IL SACROSANTO PRINCIPIO CHE NON CI SI ARRICCHISCE FACENDO POLITICA.   http://italiavivibile.ilcannocchiale.it/2010/08/16/la_politica_s

Condizione carceraria, pericolosità sociale e sistema sanzionatorio

Nel corso degli anni ho maturato la profonda convinzione che il livello di civiltà di un Paese si rispecchia nei suoi carceri. Era il 10 dicembre del 1985 quando Enzo Tortora all'atto di dimettersi da parlamentare europeo, rinunciando all'immunità parlamentare, scegliendo, così, la via del carcere denunciò il degrado dei nostri penitenziari esclamando "...e quali carceri, in Italia, sapeste colleghi...". Da allora è cambiato poco o nulla; abbiamo istituti di pena sovraffollati e disumani in cui andrebbe finalmente data concreta attuazione al dettato di cui al terzo comma dell'art. 27 della Costituzione. Se, infatti, la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e se, soprattutto, deve perseguire fini rieducativi non si può prescindere dal fatto che lo Stato che ha inflitto quella giusta pena deve mostrare al condannato proprio nel momento in cui sta scontando la condanna, da una parte, il suo volto migliore, più probo e uma

Appunti sparsi per uno Stato leggero e una Pubblica Amministrazione in bicicletta!

- Organizzazione dello Stato in senso federale. - Federalismo fiscale (vedo, pago e voto / no taxation without representation ) con fondo nazionale di perequazione e solidarietà a garanzia dei servizi pubblici essenziali ( sanità, scuola dell’obbligo, ordine pubblico, amministrazione della giustizia … ). - Delegificazione, semplificazione e chiarezza legislativa mediante raccolta delle leggi e regolamenti in Testi Unici. - Razionalizzazione, informatizzazione e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. - Accesso a Internet superveloce libero per tutti e alfabetizzazione informatica; posta elettronica certificata per tutti: Imprese, professionisti e semplici cittadini ( mediante l’ausilio dei CAAF ). - Confluenza di tutte le Casse autonome di previdenza nell’ INPS. - Abolizione delle Provincie e attuazione delle città metropolitane. - Accorpamento dei Comuni più piccoli. - Cospicua riduzione del numero dei Parlamentari e delle loro indenn

Il Presidente e l'omofobia.

Nella storia, a volte, capita che grandi uomini compiano gesti di grande civiltà morale e giuridica; cosicché è successo che, nella giornata contro l’omofobia, per la prima volta, rappresentanti di concittadini omosessuali, che vedono reiteratamente, anche mediante violenze, mortificata la loro dignità di persone perbene e il loro diritto ad avere una vita affettiva degna, sono stati ricevuti con tutti gli onori al Quirinale. In un’ Europa dove sul riconoscimento e la tutela dei diritti degli omosessuali c’è una quasi unanime convergenza che va da Zapatero a Sarkozy fino al cristiano-democratico Balkenende è giunta l’ora, anche qui da noi, che una legge regolamenti i diritti (casa, assistenza in caso di malattia, trattamento previdenziale e pensionistico etc…) delle persone stabilmente conviventi. Nel 2007 una storica pronuncia della Prima sezione civile della Corte di Cassazione ( Sent. n. 16417 ) affermò un importante principio di diritto sostenendo che l’omosessua

Giovani generazioni il vostro nemico si chiama debito pubblico!

Un "debito pubblico" al 120 % circa del Pil ( più del doppio rispetto alla media dei Paesi dell' Unione Europea ) pari a qualcosa come 1.821,982 miliardi di Euro è il nemico più temibile per le nuove generazioni.Si tratta di un' idrovora che, solo per spese per interessi, prosciuga risorse preziosissime sottraendole, alla scuola, alla ricerca scientifica, agli investimenti, alla creazione di un efficiente welfare state a supporto di un mercato del lavoro sempre più ineluttabilmente flessibile.Ma quanti passi mancano al burrone?Fino a che punto può crescere il nostro debito senza rischiare il default?I governi di qualsiasi colore per senso di responsabilità verso le nuove generazioni debbono imboccare senza tentennamenti la strada del risanamento (risanamento vuol dire iniziare a ridurre il debito pubblico non soltanto il deficit).Si può pensare a qualche soluzione ragionevole pur nella consapevolezza che si tratti di un problema di enorme complessità?

Ripensare la globalizzazione!

Crisi di interi distretti industriali, crisi finanziarie globali, minacce all’ambiente e al clima, minacce alla salute, messa in discussione dell’intero sistema delle tutele e dei diritti acquisiti dai lavoratori Italiani ed Europei attraverso secoli di lotte e rivendicazioni. Sono i regali della globalizzazzione “selvaggia” dell’ economia pensata, voluta e tanto decantata agli inizi degli anni 90. Fu la nascita nel 1995 dell’ Organizzazione mondiale del commercio a fare da volano al mercato globale finito, contro ogni previsione, fuori controllo. Proprio l’adesione al WTO di Paesi emergenti (Cina, India e sud-est asiatico in genere) che non disdegnano pratiche di “concorrenza sleale”, quali la contraffazione di marchi e brevetti e il plagio di modelli e design industriale, e dotati di una inesauribile forza lavoro a bassissimo costo ha favorito imponenti processi di “delocalizzazione” delle produzioni industriali (sono circa 150 mila le imprese americane ed europee

Ordini, albi e license alias il Paese degli orticelli!

Architetti, notai, psicologi, geologi, giornalisti, avvocati, farmacisti, periti industriali etc… : Gli ordini e gli albi sono arrivati già a circa 72 e c’è chi (trasversalmente da sinistra a destra) vorrebbe istituirne per legge altri (cuochi, sessuologi, ex parlamentari, imam etc…). I fautori sostengono che solo gli ordini sono in grado di garantire un’adeguata formazione ed un’elevata professionalità agli iscritti oltre a una opportuna selezione fra gli aspiranti. Se in Italia imparassimo, per onestà intellettuale, a chiamare le cose col loro vero nome diremmo che la vera ragione di tali fermenti corporativi è che ognuno vuole tirare la coperta, ormai troppo corta, dalla propria parte. Da qui le tentazioni di restringere l’accesso alle attività professionali infischiandosene delle aspettative e dei sacrifici di centinaia di migliaia di giovani aspiranti e delle loro famiglie. Scrive l’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nella relazione pubblicata i

Elogio del lavoro autonomo!

Tutte le mattine milioni di Italiani si alzano prestissimo, tirano su la serranda della propria azienda, e, a fronte di una miriade incalcolabile di rischi di ogni genere che si assumono, iniziano a svolgere un impagabile funzione sociale: La creazione di benessere, posti di lavoro, ricchezza. Quest'ultima infatti per poter essere distribuita va prima prodotta: Il gettito fiscale che questi concittadini laboriosi assicurano all’ erario grazie al proprio lavoro, permette l’erogazione a favore di tutti, indistintamente, dei servizi pubblici essenziali ( scuola, sanità, previdenza etc… ). Questo è lo straordinario mondo del lavoro autonomo, fiore all'occhiello e spina dorsale dell’economia Italiana. Nel riconoscerne, finalmente, senza remore l’importantissima funzione sociale, nel comprenderne le ragioni, nel promuoverlo e incentivarlo fra i giovani passa la ripresa economica del Paese. http://italiavivibile.ilcannocchiale.it/2010/08/15/elogio_del_lavoro_autonomo.

Ma che cos'è la cultura del rispetto?

Le cinque immagini in foto, recente spaccato dell’Italia, pur nella loro drammatica diversità hanno qualcosa che le accomuna. E’ la mancanza di rispetto: Verso l’ambiente nel caso della “mondezza” accatastata per strada, verso la dignità umana nel caso del barbone abbandonato alla sua disumana condizione, verso i cittadini nel caso delle interminabili e snervanti code agli sportelli pubblici, verso i diritti e le aspettative delle nuove generazioni nel caso dei giovani precari in corteo, verso l’uomo e il diritto sacrosanto a lavorare in condizioni di assoluta sicurezza e salubrità nel caso dei tanti incidenti sul lavoro. Dove approda e quale è il senso di una comunità nazionale priva alla base di una diffusa e solida cultura del rispetto? Di una tale drammatica carenza siamo, nel nostro agire quotidiano, tutti responsabili, ma la responsabilità maggiore ricade sulla famiglia e, ancor più, sulla scuola. E’ in questi luoghi che la cultura del rispetto dovrebbe essere i

Lo strano modo italiano di concepire le liberalizzazioni!

Ricordo che qualche decennio fa manifestavo insieme ad altri giovani praticanti davanti alla Camera dei Deputati a favore della liberalizzazione dell’accesso all’avvocatura, quando una giovane collega, candidamente, in totale buona fede, mi confidò che il giorno successivo avrebbe manifestato in Campidoglio, insieme al padre tassista, contro la liberalizzazione delle licenze dei taxi proposte dall’allora sindaco di Roma; rimasi silenzioso e sbigottito di fronte a tale palese contraddizione. Niente spiega meglio di questo semplice aneddoto di come si intendono da noi le liberalizzazioni. Tutti ne dicono un gran bene dipingendole come un "toccasana" per l’economia: Semplici cittadini, politici, giornalisti, economisti, accademici, sindacalisti, rappresentanti delle varie categorie produttive; ma nel “Paese degli orticelli” tutti le vogliono e le concepiscono esclusivamente “in casa altrui”. E come se fossimo antropologicamente incompatibili. A partire dai po